Ci sono rischi nella donazione?

Sul rischio della donazione è necessario un chiarimento.

Il concetto di rischio ha con sé il concetto di pericolo.

Nella procedura di donazione, fatta secondo le regole da noi applicate, non c’è pericolo.

Ma ogni attività umana ha dei rischi legati alle molteplici caratteristiche di ognuno.

Per questo c’è il rischio di:

  • Non trovare la vena
  • Che la vena ad un certo punto della donazione si rompa
  • Che una persona presenti sudorazione, pallore fino a svenire alla vista del sangue
  • Che non avendo bevuto le vene si presentino “svuotate”
  • Etc. etc.

Tutte queste sono situazioni imprevedibili ed inattese che possono portare al rischio di avere ematomi, svenimenti o a non riuscire a terminare la donazione.

Sono rischi a cui siamo pronti a rispondere adeguatamente e che si risolvono con semplici manovre di contenimento e piccoli accorgimenti. Il personale sanitario cerca sempre di ridurre la loro incidenza con azioni e controlli che proseguono fino alla colazione post donazione durante la quale il donatore è sotto la sorveglianza dei volontari che presidiano la sala ristoro.

Come per qualsiasi altra procedura medica, il rischio di eventi avversi non può essere totalmente azzerato ma i rischi della donazione di sangue intero o plasma sono estremamente bassi sia per il donatore sia per il ricevente, perchè la procedura e i controlli sono effettuati da personale esperto.

Tutto il materiale utilizzato è sterile e monouso, cioè usato per quel solo donatore. Tutto il percorso della raccolta segue direttive europee molto dettagliate ed è assoggettato al controllo di AIFA.

  • Il “rischio” (cioè la possibilità che succeda qualcosa di negativo, che implica l’incertezza dell’evento), a cui si fa riferimento, è soprattutto quello legato alla trasmissione di malattie di tipo sessuale come: HIV (AIDS), epatite A, epatite B, epatite C, sifilide, gonorrea.
  • Queste malattie si possono trasmettere attraverso qualsiasi tipo di rapporto sessuale, tramite i liquidi organici infetti (sperma, secrezioni vaginali, saliva); oppure per trasmissione da madre a figlio durante la gravidanza e il parto; o da sangue dovuto a irritazioni o lacerazioni locali o da siringhe infette, da tatuaggi e piercing effettuati non in condizioni di sterilità.
  • I comportamenti più a rischio sono i rapporti sessuali non protetti con partner occasionali, che possono loro stessi non sapere di essere affetti da una di queste malattie.
  • Una volta entrati nell’organismo, i batteri o i virus che causano queste malattie, si diffondono nell’organismo per un lungo periodo (anche 3-4 settimane) senza sintomi e senza rendere positivi nemmeno gli esami specifici eseguiti su ogni sacca di sangue prelevata. Se le indagini risultano positive ai test specifici, la sacca viene eliminata e viene avvertito il donatore della positività direttamente dal Centro Trasfusionale dell’Ospedale di Parma.
  • Per motivi di segretezza dei dati sanitari di questo tipo di malattie e secondo le regole per la Protezione dei Dati, la comunicazione non viene trasmessa all’AVIS Provinciale di Parma. Il donatore viene preso in carico direttamente dal Centro Trasfusionale dell’Ospedale Maggiore di Parma, ed è avvertito tramite posta raccomandata. È il Centro Trasfusionale stesso che invita il donatore per i successivi accertamenti, che saranno eseguiti in modo gratuito e da personale altamente esperto in questo tipo di malattie.

No.

Ogni volta è necessario che il medico AVIS verifichi gli eventi e le condizioni di vita che sono avvenuti nel periodo intercorso dalla precedente donazione: viaggi, malattie, abitudini di vita, terapie, ecc. e decidere sulla idoneità o meno alla donazione in quella specifica giornata.